Edizione 2016

logo la Fisica incontra la città
Ciclo di Conferenze divulgative dei corsi di Laurea in Fisica
e del Dipartimento di Matematica e Fisica

A cura di: Prof. P. Gallo, Prof. F. Ceradini, Prof. G. Matt e Prof. M.A. Ricci

Aula Magna del Rettorato – Via Ostiense 159 – ore 20:30

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Link identifier #identifier__11178-2Neutrino: L’insostenibile Leggerezza dell’Essere Link identifier #identifier__106699-3 Nanomateriali per la conservazione del patrimonio culturale  Link identifier #identifier__42473-4ALMA: alla ricerca delle nostre origini cosmiche Link identifier #identifier__177393-5 La complessità e il clima: alla ricerca delle cause del riscaldamento globale
Link identifier #identifier__103862-6Così è … probabilmente! Link identifier #identifier__154520-7Miracoli a Via Panisperna Link identifier #identifier__65006-8 Una nuova luce per un supermicroscopio puntato sulle reazioni chimiche Link identifier #identifier__138847-9Rosetta, la stele spaziale
Link identifier #identifier__70362-10STtraordinaria: Onde Gravitazionali: cosa sono e come sono state rilevate

È possibile scaricare  le Link identifier #identifier__63577-11presentazioni disponibili

3 Febbraio 2016

Neutrino: L’insostenibile Leggerezza dell’Essere

Fabio Bellini
Dipartimento di Fisica, Sapienza – Università di Roma

Abstract

Ogni secondo 400.000 miliardi di neutrini stanno attraversando il tuo corpo. Nonostante ciò molte delle proprietà fondamentali di questa particella ancora ci sfuggono. Qual è la sua massa e perché è tanto piccola rispetto alle particelle del suo genere? Coincide con la sua anti-particella, secondo la teoria di Majorana, oppure è distinta da essa? Cosa vuol dire che i neutrini oscillano? Che ruolo hanno nell’evoluzione dell’universo? In questo seminario metteremo in luce cosa sappiamo del neutrino e come stiamo cercando di scoprire quello che ancora non conosciamo.

Curriculum
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Fabio Bellini è Professore Associato presso il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma. Si è laureato in Fisica presso l’Università di Roma Tre nel 2000. Durante il dottorato ha condotto studi sui decadimenti dei mesoni B presso lo Stanford Linear Accelerator Center, in California, nell’esperimento BABAR. Dal 2006 si dedica alla ricerca del neutrino di Majorana presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso negli esperimenti CUORE e LUCIFER di cui è responsabile locale.


9 Marzo 2016

Nanomateriali per la conservazione del patrimonio culturale

Piero Baglioni
Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Firenze

Abstract

Le opere d’arte, che costituiscono una parte importante del nostro patrimonio culturale, sono soggette a degrado. Le superfici delle opere d’arte (che in molti casi sono la parte più importante dell’opera stessa) sono le più esposte al degrado che a causa dell’interazione con l’ambiente manifestano perdita di coesione nella materia costituente l’opera, perdita delle proprietà meccaniche, variazioni cromatiche e, in ultimo, la perdita della “leggibilità” dell’opera. Questi processi di degrado sono comunemente amplificati dalla presenza di “coating” protettivi (principalmente polimeri acrilici e vinilici), vernici, materiali estranei all’opera, che comunemente vengono applicati nel corso di trattamenti di restauro. In passato siamo stati i primi nella messa a punto di nuovi metodi e materiali ad “altissima compatibilità” con l’opera d’arte, metodi e materiali che derivano dalle Scienze “dure” come la Scienza dei Colloidi e delle Superfici e la “Soft Matter”. Utilizzando gli strumenti metodologici e culturali di queste Scienze abbiamo potuto realizzare una nuova tavolozza di metodi e materiali che sono oggi a disposizione dei restauratori e sono considerati tra i materiali e metodi più avanzati disponibili. In questa conferenza evidenzierò l’evoluzione della “nuova Scienza” della Conservazione e descriverò alcuni dei metodi e dei materiali più versatili fino ad ora realizzati. Nanoparticelle e fluidi complessi, gel fisici e chimici sono i sistemi più versatili e performanti fino ad oggi realizzati. Le loro proprietà, e le metodologie applicative, verranno illustrate attraverso gli interventi di restauro effettuati nel corso degli anni, a partire dalla conservazione di dipinti murali (Beato Angelico, Piero della Francesca, ecc.) danneggiati dall’alluvione di Firenze (di cui quest’anno ricorre il cinquantenario), fino ai più recenti interventi sulla conservazione di arte moderna e contemporanea, alla protezione e conservazione della carta (ad esempio il Codice Fiorentino), alla pulitura di quadri ad olio ed acquerelli.

Curriculum

Piero Baglioni è Professore Ordinario di Chimica Fisica presso l’Università di Firenze e MIT affiliate. È stato Visiting Scientist/Professor in diverse prestigiose Università/Laboratori come ad esempio il Dipartimento di Chimica dell’Università di Houston, il Weitzmann Institute, Il College de France ed il M.I.T. È direttore del Consorzio interuniversitario per lo Sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase (CSGI); fa parte dell’ “advisory board” ed è referee di numerose riviste scientifiche internazionali, e di organizzazioni internazionali. È membro di numerose Accademie Nazionali ed Internazionali.
Piero Baglioni è uno degli autori italiani piè importanti nel campo della Scienza dei Colloidi e Soft Matter con più di 400 pubblicazioni Link identifier #identifier__173286-13su prestigiose riviste internazionali di larga diffusione e su libri. È anche autore di 23 brevetti. Ha ricevuto numerosi premi internazionali per il contributo allo studio del self-assembly di molecole bio-mimetiche ed alla conservazione dei beni culturali. Le nuove metodologie conservative, basate su nanomateriali, sono considerate una nuova tavolozza (e la più avanzata) dei più importanti metodi conservativi, usati in numerosi restauri come Beato Angelico, Masaccio, Piero della Francesca, dipinti Maya, deacifificazione di documenti e legno. Tra i numerosi premi internazionali si menziona il Caballero Aguila, il più importante premio conferito dall’INAH – Governo Federale del Messico.


6 Aprile 2016

ALMA: alla ricerca delle nostre origini cosmiche

Leonardo Testi
INAF – Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Firenze
European Southern Observatory (ESO)

Abstract

Lo sviluppo della vita sulla Terra richiede ingredienti complessi e non facili da produrre nello spazio interstellare. La ricerca e lo studio dell’evoluzione cosmica di elementi e molecole nel mezzo interstellare, nelle regioni di formazione dei sistemi planetari simili al nostro, e nei pianeti e corpi minori del Sistema Solare è uno degli obiettivi primari dell’Atacama Large Millimetre/Submillimetre Array (ALMA) recentemente entrato in funzione in Cile. Discuterò i recenti successi di ALMA nello studio delle molecole nell’Universo, dagli ingredienti più semplici come carbonio, ossigeno e acqua fino a quelli che riteniamo essere i veri e propri mattoni fondamentali per lo sviluppo della vita. Presenterò brevemente lo stato attuale dell’affascinate ricerca di molecole complesse e (forse) pre-biotiche nel cosmo, e le sue prospettive future.

Curriculum
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Leonardo Testi è Full Astronomer all’European Southern Observatory e Astronomo Associato presso l’INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri. È responsabile Scientifico dell’Atacama Large Millimetre/submillimete Array per l’Europa dal 2007 e dal 2015 vice presidente della Divisione Mezzo Interstellare e Universo Locale dell’Unione Astronomica Internazionale e Distinguished Chair al Gothenburg Center for Advanced Studies per il programma Origins of Habitable Planets. Lo studio della formazione dei sistemi planetari e la chimica del mezzo interstellare sono tra i suoi interessi scientifici principali.


27 Aprile 2016

Onde Gravitazionali: cosa sono e come sono state rilevate – Straordinaria

Fulvio Ricci
Dipartimento di Fisica, Sapienza – Università di Roma

Abstract

In questo incontro proveremo a spiegare nel modo più semplice possibile cosa siano le onde Gravitazionali previste dalla teoria di Einstein 100 anni fa. Illustreremo poi gli strumenti utilizzati per rilevarle e il fenomeno straordinario che è stato osservato tramite questo nuovissimo modo di osservare l’Universo.

Curriculum

Fulvio Ricci, nato a Roma il 26.05.1951, è professore Ordinario del raggruppamento di Fisica Sperimentale (FIS 01) presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1.11.2000. La sua attività di ricerca si sviluppa nell’ambito sia di progetti italiani che europei di Fisica Astro-particellare. In ambito europeo (Framework Program 6) ha partecipato al progetto ILIAS – STREGA ed è stato coordinatore del Work Package 2 del progetto “Einstein Telescope” (Framework Program 7). È coordinatore per l’Università di Roma Sapienza del programma di scambi culturali ELiTES tra Europa e Giappone nell’ambito delle ricerche sulla Gravitazione. È responsabile del programma di scambio culturale tra l’Università di Roma Sapienza e l’Università di stato Lomonosov di Mosca: tale programma è centrato sullo studio della Gravitazione e finanziato su base bilaterale Italia – Russia. È stato responsabile nazionale ed è ora responsabile locale per l’unità della Sapienza di progetti PRIN del MIUR legati alla rivelazione delle Onde Gravitazionali. Il progetto PRIN concerne la realizzazione di un sistema di squeezing ponderomotivo a frequenze acustiche. Egli partecipa al progetto per la rilevazione diretta delle Onde Gravitazionali, VIRGO, dal gennaio del 1996, anno d’inizio della sua costruzione dell’apparato sperimentale. VIRGO è un interferometro la cui luce laser si propaga in condizioni di ultra alto vuoto lungo un percorso di 6 km. L’impianto, frutto di una collaborazione internazionale (Italia, Francia, Olanda, Polonia e Ungheria), è installato in Italia nella pianura del comune di Cascina (Pisa). Egli è stato responsabile nazionale per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) dell’esperimento. Dal 2014 è il coordinatore internazionale della collaborazione VIRGO e co-presiede con la professoressa Gabriela Gonzales dell’Università di stato della Louisiana (USA) le riunioni congiunte delle collaborazioni LIGO e VIRGO. I due rivelatori LIGO in USA e il rilevatore VIRGO in Europa costituiscono la spina dorsale della rete mondiale di interferometri di Onde Gravitazionali. Advanced VIRGO e Advanced LIGO sono apparati di seconda generazione caratterizzati da una più alta sensibilità. Advanced VIRGO sta completando la fase di miglioramento dell’apparato, mentre Advanced LIGO è già in presa dati.
Nel Febbraio del 2016 le due collaborazioni hanno annunciato la prima rilevazione diretta di un’onda gravitazionale emessa dalla coalescenza di due buchi neri.
In precedenza Fulvio Ricci è stato responsabile nazionale per l’INFN di altri esperimenti:

  • 1999 – 2001: esperimento A.E.A., finanziato dalla commissione V dell’INFN. e concepito per studiare i fenomeni di Assorbimento ed Emissione Acustica negli elementi costituenti le sospensioni degli apparati gravitazionali.
  • 1994 – 1997: esperimento B.A.E., finanziato dalla commissione V dell’INFN. e concepito per sviluppare la strategia di rivelazione “Back Action Evasion” per le antenne gravitazionali risonanti.
  • 1989 – 1994: esperimento TROTTOLA, finanziato dalla commissione II dell’INFN. e concepito per mettere in luce eventuali deviazioni dall’andamento Newtoniano del campo gravitazionale nell’intervallo di distanza 1-10 m. Tale esperimento era basato sull’utilizzo dell’antenna gravitazionale EXPLORER installata presso il C.E.R.N. di Ginevra.

È stato membro del collegio dei docenti sia del Dottorato di ricerca in Fisica sia di quello di Astronomia dell’Università di Roma Sapienza. Egli è un esperto di Gravitazione e docente dei corsi di Elettromagnetismo e di Gravitazione Sperimentale. È stato membro di numerose commissioni di concorso per posti di ricercatore di enti di ricerca e professori universitari, sia in Italia che all’estero. Egli è stato chiamato a presiedere svariate sessioni di congressi internazionali di Relatività e Gravitazione, ed è coinvolto nella loro organizzazione. Svolge il ruolo di referee scientifico per agenzie estere di finanziamento delle attività di Gravitazione Sperimentale. Dal gennaio 2007 al gennaio 2009 è stato membro del Program Advisory Committee (PAC) di LIGO, il più grande esperimento al mondo del settore, finanziato dalla National Science Foundation – USA.
Nel 1993 egli ha vinto la selezione nazionale per Professore Ordinario presso le universitè della Repubblica di Francia per il raggruppamento “Constituants élémentaires” e nel 1995 ha trascorso un breve periodo presso l’Università Claude Bernard di Villeurbane Link identifier #identifier__186294-15(Lione) Dal 1980 al 1994 egli ha svolto la sua attività di ricerca presso il CERN di Ginevra come responsabile del rivelatore EXPLORER ivi installato. Nel 1975 egli è entrato a far parte del gruppo di Onde Gravitazionali dei Prof. Edoardo Amaldi e Guido Pizzella, In particolare nel periodo 1978 – 1980 ha lavorato presso il Laboratorio per lo Studio del Plasma nello Spazio del CN. di Frascati, (oggi Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, IFSI-INAF), dove ha contribuito alla messa a punto della prima antenna gravitazionale criogenica da 400 kg. Nel 1974 si è laureato in Fisica con voti 110/110 e lode.

Il Link identifier #identifier__109506-16trailer di presentazione della conferenza.


4 Maggio 2016

La complessità e il clima: alla ricerca delle cause del riscaldamento globale

Antonello Pasini
Istituto sull’inquinamento atmosferico, CNR, Roma

Abstract

Sul nostro pianeta e nel mondo globalizzato di oggi tutto è connesso con tutto e siamo circondati da sistemi complessi in cui è impossibile stabilire rapporti semplici e lineari tra cause ed effetti. Il clima è uno di questi. Abbiamo molte evidenze dei suoi cambiamenti recenti, soprattutto di un riscaldamento a tutti i livelli, dal globale al locale. Tuttavia, i dati da soli ci dicono che qualcosa sta cambiando, ma non ci possono spiegare il perché. In questo intervento, allora, si illustrerà come la moderna scienza del clima affronti il problema di stabilire le cause fondamentali dei suoi cambiamenti. Si introdurranno modelli di vario tipo, che, oltre che ricostruire il passato, possano anche dare indicazioni sul futuro climatico del pianeta. Inoltre, ci si chiederà: si tratta solo di sudare di più o vi sono impatti sui territori, gli ecosistemi e l’uomo con le sue attività produttive, prima fra tutte l’agricoltura? Infine, verrà brevemente descritto lo stato del negoziato internazionale sui cambiamenti climatici dopo la recente Conferenza di Parigi.

Curriculum
Link identifier #identifier__181454-17
Antonello Pasini è ricercatore dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR, dove è responsabile del settore modellistico, e docente di Fisica del clima a Roma Tre. La sua attività di ricerca è incentrata principalmente sull’analisi modellistica del sistema clima, sia per comprenderne le cause di cambiamento a tutte le scale spaziali, sia per produrre scenari a scala locale, necessari per gli studi di impatto. È anche un attivo divulgatore e ha un blog dal titolo emblematico (Il Kyoto fisso) sulle pagine web di Le Scienze (edizione italiana di Scientific American).


8 Giugno 2016

Così è … probabilmente!

Giulio D’Agostini
Dipartimento di Fisica, Sapienza – Università di Roma

Abstract

Nonostante taluni ritengano ancora la Fisica una ‘scienza esatta’, gli inevitabile errori di misura e i ‘rumori’ di vario tipo fanno sì che in genere sia impossibile arrivare a conclusioni logicamente certe. Bensì, come affermava Feynman, “è scientifico soltanto dire cosa è più probabile e cosa è meno probabile”. Vengono mostrati, mediante giochini, i ragionamenti probabilistici per risolvere quello che Poincaré chiamava “il problema essenziale del metodo scientifico”, ovvero come valutare le “probabilità delle causeè che possono aver prodotto gli effetti osservati, mettendo in risalto il ruolo cruciale della tanto fraintesa probabilità soggettiva.

Curriculum

Giulio D’Agostini è un fisico sperimentale delle particelle elementari dell’Università di Roma La Sapienza. Ha preso parte ad esperimenti di fisica di frontiera nei laboratori internazionali del CERN (Ginevra) e DESY (Amburgo), contribuendo ai diversi aspetti della costruzione dei rivelatori, della raccolta dei dati e della loro elaborazione e interpretazione. Ha anche effettuato diverse rianalisi di dati ottenuti da altri esperimenti. Gli argomenti di fisica su cui ha condotto i suoi studi includono: studio delle forze fra quark e gluoni; funzioni di Link identifier #identifier__180854-18struttura di protone e fotone; ricerca di nuove particelle e di nuovi fenomeni, come dibarioni, quark eccitati, supersimmetria, possibili costituenti dell’elettrone e bosone di Higgs. È inoltre interessato agli aspetti fondamentali della teoria delle probabilità, così come alle questioni legate al suo insegnamento e alle sue applicazioni nell’analisi dei dati e nei processi decisionali. Attualmente collabora con l’esperimento Kloe presso i Laboratori di Frascati, intrigato dalle correlazioni quantistiche del sistema dei mesoni K neutri.

Link identifier #identifier__116018-19Video di una omonima versione preliminare e leggermente ridotta della conferenza.
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5 Ottobre 2016

Miracoli a Via Panisperna

Nadia Robotti
Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Genova

Abstract

Nel marzo del 1934 Enrico Fermi scopriva la radioattività indotta da neutroni in due elementi, Alluminio e Fluoro, successivamente estesa a molti altri elementi. Per questa scoperta, assieme a quella dell’ottobre successivo sull’effetto del rallentamento dei neutroni nell’attivare le varie sostanze, a Fermi veniva conferito nel 1938 il premio Nobel per la Fisica. Era il secondo Premio Nobel dato a un Italiano in questa disciplina, dopo quello a Guglielmo Marconi nel 1909. Sulle modalità con cui è giunto a questa scoperta che ha del miracoloso, Fermi non si è mai pronunciato. Le uniche informazioni che ci ha dato riguardano l’apparato sperimentale usato e i risultati ottenuti, e sono contenute in una breve “Lettera” a “La Ricerca Scientifica”, rivista ufficiale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, datata 25 marzo 1934.
Nel giugno 2002 abbiamo individuato ad Avellino, presso la Biblioteca dell’Istituto per Geometri “Oscar D’Agostino”, tra i vari documenti appartenuti a Oscar D’Agostino, “il Chimico del Gruppo di via Panisperna”, un quaderno di laboratorio di Fermi che copre proprio il periodo marzo-aprile 1934. Sia le date riportate, sia i contenuti consentono di identificare il quaderno come “il primo quaderno del Nobel”. Esso, infatti, copre tutto il lavoro di scoperta della radioattività indotta da neutroni, consentendoci una ricostruzione dettagliata di tutti i passi fatti da Fermi, i suoi ritmi di lavoro, le sue scelte metodologiche, la nascita del “Gruppo di via Panisperna”. Insomma ci consente di capire come è stata fatta una scoperta da premio Nobel, un premio Nobel tutto italiano.

Curriculum

È Professore Ordinario di Storia della Fisica presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova. L’attività scientifica svolta riguarda la Storia della Fisica Atomica, della Meccanica Quantistica, della Fisica Nucleare e della Strumentazione Scientifica. Su questi argomenti ha pubblicato più di cento articoli su riviste a diffusione internazionale e sette monografie, svolgendo anche numerose relazioni su invito a congressi in Italia e all’estero. Dal 1987 al 1998 è stata membro del Comitato Nazionale di Coordinamento del C.N.R. per la Storia della Fisica, e della Commissione Nazionale di Studio del C.N.R. per la Storia della Fisica e dell’Astronomia. È membro fondatore (1999) della Società Italiana di Storia della Fisica e dell’Astronomia (SISFA). Dal 1990 al 2009 è stata responsabile del Centro Sistema Museale della Regione Liguria per la salvaguardia del patrimonio storico-scientifico delle scuole e di altre istituzioni culturali della Regione Liguria. Dal 2000 al 2014 è stata delegata del Rettore dell’Università di Genova ai lavori Link identifier #identifier__6729-21della Commissione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (C.R.U.I.) per i Musei Scientifici, le collezioni e gli archivi universitari. Nel 2008 le è stato conferito il premio per la Storia della Fisica della Società Italiana di Fisica per il volume “Ettore Majorana. Aspects of his Scientific and Accademic Activity”, edito dalla Scuola Normale Superiore di Pisa (2008). È membro del Consiglio Scientifico della Domus Galilaeana – Istituto per la Storia della Scienza di Pisa (dal 2003).
È membro della Académie Internationale d’Histoire des Sciences (dal 2007).
È membro del Consiglio Scientifico della Società Italiana di Storia della Scienza (dal 2010).
È vice Direttore de Il Giornale di Fisica, edito dalla Società Italiana di Fisica (dal 2012).

 Link identifier #identifier__76761-22Video


9 Novembre 2016

Una nuova luce per un supermicroscopio puntato sulle reazioni chimiche

Claudio Masciovecchio
Elettra – Sincrotrone, Trieste

Abstract

Molti processi naturali per essere compresi ed eventualmente corretti o riprodotti artificialmente necessitano di strumenti capaci di carpirne i meccanismi sulle scale spazio-temporali peculiari dei processi stessi. Alcuni esempi possono essere: la formazione della struttura delle proteine, la fotosintesi clorofilliana, il trasporto di informazioni e segnali in sistemi biologici e le dinamiche elettroniche alla base dei sistemi fotovoltaici. La mancanza di dispositivi capaci di interrogare la materia contemporaneamente su scale spaziali tipiche delle molecole e scale temporali tipiche delle reazioni chimiche ha motivato la costruzione di nuovi e sempre più complessi strumenti. Uno di questi è il Laser ad Elettroni Liberi che produce flash molto intensi di luce emessi nella regione spettrale che va dall’infrarosso fino ai raggi X. La loro durata temporale è estremamente breve, circa un milionesimo di miliardesimo di secondo, per consentire di fotografare le diverse fasi del processo sotto osservazione.

Curriculum

Nel 1993 si laurea in Fisica presso l’Università dell’Aquila per poi conseguire il dottorato in Fisica presso l’Università J. Fourier di Grenoble nel 1998. Dal 1999 lavora presso il laboratorio Elettra Sincrotrone Trieste dove oggi riveste il ruolo di coordinatore scientifico. C. Masciovecchio possiede una expertise riconosciuta internazionalmente nello studio delle dinamiche in sistemi disordinati (liquidi, liquidi sottoraffreddati, vetri e polimeri), materiali bio-protettori (Trealosio, Saccarosio), nanostrutture (nanospugne, nanotubi ed interfacce), materiali in condizione termodinamiche estreme, composti farmaceutici, DNA, proteine e reperti archeologici. Link identifier #identifier__11200-23Metodi di studio da lui impiegati includono tecniche di diffusione nel visibile, ultravioletto e con raggi X, fotoemissione, ottica non lineare, diffrazione ed assorbimento.
A riconoscimento della sua attività scientifica riceve: nel 2012 il premio Kai Siegbahn conferitogli presso l’Università di Uppsala, nel 2015 l’Innovation Award on Synchrotron Radiation presso l’Helmholtz-Zentrum Berlin e, nel 2016 l’Outstanding Scientist Award presso l’Università di Bari.

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7 Dicembre 2016

Rosetta, la stele spaziale

Alessandra Rotundi
Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”

Abstract

Rosetta, il nome della città egizia (Rashid) dove fu ritrovata la stele, una lastra in granodiorite che nel 1822 ha fornito una chiave decisiva per la comprensione dei geroglifici. Rosetta, il nome della missione spaziale dell’agenzia spaziale europea, che ha fornenito una chiave decisiva per la comprensione del linguaggio delle comete. Si tratta di un’impresa davvero incredibile:
1) ha seguito, per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, una cometa, la 67P/Churyumov-Gerasimenko, per più di due anni, durante l’avvicinamento e l’allontanamento dal Perielio;
2) ha rilasciato per la prima volta un lander, Philae, su un nucleo cometario;
3) ha avuto uno scenario di fine missione quasi fantascientifico con il lento spiraleggiare della sonda Rosetta stessa che il 30 settembre 2016 si è “posata” sulla superficie del nucleo cometario.
Perché è così importante studiare le comete? Perché le comete sono considerate dei serbatoi di materiale primordiale, cioè di materia che non ha subito sostanziali trasformazioni rispetto a quella costituente la nebulosa proto-solare da cui ha avuto origine il Sistema Solare. Studiare le comete ci porta oltre che indietro nel tempo, al momento della formazione del Sistema Solare, anche lontano nello spazio perché conservano la componente di polvere presente nel mezzo interstellare. Inoltre, le comete contengono acqua e molecole organiche pre-biotiche che unite all’energia sono i tre componenti essenziali per l’insorgere di forme biologiche. Durante il periodo di instabilità gravitazionale del Sistema Solare, conosciuto come “il grande bombardamento cometario”, circa 3,9 miliardi di anni fa potrebbero essere stati i vettori che hanno portato i tre componenti fondamentali sulla Terra e quindi aver contribuito all’insorgere delle prime forme di vita.

Curriculum

Alessandra Rotundi, nata a Roma, il 27 ottobre 1963, 2 figli.
È Professore Ordinario di Astronomia e Astrofisica presso il Dipartimento di Scienze Tecnologie, Università di Napoli “Parthenope”. Svolge la sua attività di ricerca presso l’INAF-Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale, Roma. Si è laureata in Fisica presso l’Università di Roma “La Sapienza” e ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria Aerospaziale presso l’Università di Napoli “Federico II”.
È stata responsabile dell’unico team italiano selezionato dalla NASA per l’analisi di campioni di polvere raccolti nella chioma della cometa 81P/Wild e portati a Terra nell’ambito dalla sonda spaziale Stardust/NASA.
È responsabile dello strumento GIADA (Grain Impact Accumulator and Dust Analyser), ora a bordo della sonda spaziale Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea.

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admin 28 Ottobre 2020